Vlahovic: "Con Haaland me la gioco. Mercato? A Firenze sto da Dio. Vi svelo un retroscena su Ibra"
Dusan Vlahovic, attaccante classe 2000 della Fiorentina, una delle promesse della nostra Serie A, è il protagonista di "Piedi x Terra", speciale firmato da Dazn. Il centravanti si è raccontato, parlando della sua vita ma anche del presente e del futuro.
Restare alla Fiorentina?
"A Firenze si sta da dio. Sono arrivato qui quando ero molto piccolo. La scelta di rimanere? Noi dei Balcani stiamo facendo le cose più con il cuore. Penso che qui posso crescere ancora e fare altri passi avanti, ne ho parlato con famiglia e amici".
Idoli?
"Mio papà, mia mamma, mia sorella. Dei giocatori, mi piaceva Ibrahimovic per la sua voglia di vincere e il suo carattere. Se mi sento Ibra? Parliamo di uno che fa giocate mostruose. Dopo il 2-3 di Firenze dello scorso anno ho provato a chiedergli la maglietta, lui me l'ha data e abbiamo fatto una foto. La dedica era nella nostra lingua, abbiamo parlato in serbo. Mi ha detto che devo continuare così. Quando ero molto piccolo guardavo Jovetic, che ha giocato nel Partizan e poi qui alla Fiorentina. Lui a 18 anni è diventato capitano del Partizan. Mio papà diceva 'Ma questo da dove viene?' Avevo una maglietta senza numero, a casa ho trovato degli scontrini, non so di chi fossero, ma ne ho ricavato il numero 35 di Jovetic e con la colla ce l'ho appiccicato. Non ho mai avuto la sua maglietta vera".
Italiano?
"E' uno dei motivi per i quali ho scelto di rimanere. Ho subito pensato 'Con questo ci si diverte, ragazzi'. Ti corregge ad ogni minimo sbaglio, dà importanza alla concorrenza, mi piace molto lavorare con noi. Se è arrabbiato mi chiama Dusan, altrimenti Dus. Quindi quasi sempre Dusan (ride, ndr)".
I migliori giovani in circolazione?
"Mbappé è un campione, un fuoriclasse. Haaland una macchina, mi piace. E' più veloce di me, ma per il resto ce la giochiamo. Chiesa è mostruoso, qua avevamo un rapporto bellissimo e gli auguro il meglio. Non voglio parlare di me, stabilire se sono al loro livello. Devo solo pensare ad allenarmi".
Ringraziamenti?
"Vorrei ringraziare Cesare Prandelli, che mi ha tirato fuori dalla... non si può dire la parola. Mio papà dice che forse neanche lui avrebbe fatto per me, da allenatore, ciò che ha fatto lui. E poi Ribery, mio fratello maggiore. Abbiamo parlato molto di come uscire da certe situazioni. A loro sarò grato per sempre".
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