Italiano si presenta: "La Fiorentina non mi faceva dormire. Mercato? Prima il ritiro"
Nello scenario più che mai suggestivo del Piazzale Michelangelo di Firenze si è presentato Vincenzo Italiano, in qualità di nuovo allenatore della Fiorentina. Una vicenda non lineare, quella che ha portato l'ex tecnico dello Spezia in Toscana, con qualche strascico al veleno anche nel rapporto col suo ex club. C'era dunque curiosità anche in tal senso per le parole del nuovo allenatore gigliato, questo quanto affermato tra obiettivi, idee sul mercato e propositi iniziali:
Sulla sfida viola: "Dopo aver visto il calendario bisogna andar forte già ora, quindi sono senza voce. Il calcio è uguale in tutte le categorie ma qui è tutto ai massimi livelli, io sono convinto che la scelta di venire a Firenze è una scelta in cui porto il cuore. Ringrazio la società, è una grandissima opportunità e darò tutto me stesso. Una squadra con un'identità e un'organizzazione, una squadra che non ti fa dormire per giorni come quando venivo a Firenze da giocatore. Cercheremo di dare battaglia in ogni partita. Io sono contento perché è un percorso fatto di soddisfazioni, ogni anno ho avuto la possibilità di trovare giocatori di livello, questi sono di altissimo livello e sto iniziando a conoscerli".
Cosa ha preso dal calcio e cosa può dargli: "Io non ho smesso da tanto e per un malato di calcio si può dire che sia una ragione di vita, a me ha dato tutto, mi ha fatto diventare uomo e anche poi da allenatore pur con mille difficoltà. Bisogna essere sempre attenti, mi piace guardare milioni di partite. Spero che il fisico e la voce reggano, ho da dare tanto e mi auguro di togliermi soddisfazioni. Per me è una responsabilità enorme, la bellezza di questa città è da riportare in campo".
I sogni da allenatore: "Da quattro anni vado oltre il traguardo iniziale, si inizia sempre per fare meglio dell'anno prima, fare più punti, segnare di più e prenderne meno. L'obiettivo è creare il più possibile, al di là del discorso identità, e così si può ottenere quel che si vuole ottenere. Il passaggio ad allenatore inizialmente è stato traumatico ma il richiamo di fare l'allenatore mi incuriosiva. Ora il sogno è per l'immediato ed è veder crescere e divertire questi ragazzi, senza divertimento è la morte sportiva, voglio che sia una gioia venire al campo...le vittorie non le garantisce nessuno, c'è l'imponderabile, ma l'impegno, la fame e la voglia lo trasmetterò e si vedrà".
Quale identità: "Mi riferisco a quello su cui posso incidere, un certo tipo di atteggiamento e intensità, spesso aggressivi senza subire l'avversario, avere un'idea comune e unica ogni giorno. Poi si può parlare di numeri ma quel che conta è l'atteggiamento, riconoscersi tutti e crederci".
Sul mercato e sullo Spezia: "Il quadro è chiaro, valutare la rosa e dopo il ritiro fare il punto della situazione. Io conoscevo i giocatori, uno li può studiare ma è importante conoscerli a livello caratteriale, si farà il punto dopo queste settimane. Per me la Fiorentina è già una squadra di livello ma aspettiamo di valutare. Sull'addio allo Spezia penso che quel che è stato fatto sia storia, se c'è stato qualcuno che ha avuto rispetto e affetto quello si chiama Vincenzo Italiano. Abbiamo ottenuto obiettivi allucinanti e ogni mia parola era dedicata a loro. Delusione e amarezza ci sono ma c'è un momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche, lì l'allenatore è un fenomeno e un idolo, poi quando si fanno scelte diverse si fa presto a parlare di firme, di rinnovi. Io ho lasciato il cuore in giro per l'Italia".
Tornare a divertirsi: "Se ci si vuole divertire quando lo fanno i giocatori lo fanno anche i tifosi. Chi non va in campo per dare soddisfazione ai tifosi non ha capito niente. Dobbiamo difendere bene ma attaccare benissimo, creare tanto, questa è la mentalità che dobbiamo ricercare. Ho detto a Castrovilli che la cosa più bella era vedere come esultava l'Italia, un gruppo straordinario può essere anche meno dotato ma alla fine i risultati si ottengono. Dopo gli Europei vinti la Fiorentina vinse lo Scudetto nel '69? Io quando penso a Rui Costa, Batistuta, Antognoni, Socrates...io se pensavo a questa squadra non dormivo, il calcio poi è indecifrabile, ci sono top e flop, cercheremo di essere squadra vera e ottenere il massimo.
Uno slogan per i viola e quanto conta Vlahovic: "Nessun limite e solo orizzonti è stata una mia frase scritta dopo la firma a Trapani, quella è rimasta tutto l'anno lì e nessuno l'ha cancellata. Lo slogan per la Fiorentina ho scritto con un pennarello bello grande 'difendere bene e attaccare benissimo'. Vlahovic? Lo conoscevo da avversario ma a me piace la condivisione, tutti i giorni, abbiamo davanti un giocatore straordinario e con una fame incredibile. Gli chiederò qualcosa di diverso, chiederò disponibilità, sacrificio, rispetto dei ruoli, ma su questo possiamo stare sicuri. E parliamo di uno che diventerà di valore assoluto".
Un obiettivo concreto: "La Fiorentina deve cercare di andare oltre al quattordicesimo posto, la storia della squadra non può avere una classifica del genere ma diversa. Non ci poniamo un posizionamento in classifica ma essere una squadra che propone. Sul regista? Mancano i Nazionali, c'è Pulgar che è un giocatore importante e bisogna conoscersi tutti. Nella mia idea di calcio l'asse centrale deve essere di gente con personalità, qualità, voglia di avere voglia di determinare. Valutiamo tutti, i Nazionali sono di altissimo livello".
L'arrivo ai viola e il tridente offensivo: "La chiamata dei viola è motivo di orgoglio, poteva essere più veloce ma io credo nei segni del destino ed è importante essere arrivato a questo epilogo. Nico Gonzalez è un giocatore che ha vinto la Copa America, un giocatore di qualità che nel tridente penso sia una freccia importante, con mancino e fisicità, la Fiorentina ha fatto un grandissimo acquisto".
Sul livello della rosa: "Quando si hanno in rosa tre Nazionali argentini, uno cileno, uno italiano, sono giocatori che da avversario mi facevano sudare sette camicie. Sono giocatori di ottimo livello, se si può migliorare bisogna farlo ma non è un discorso solo tecnico, si tratta di quello che uno ha dentro, di dimostrare di dare tutto per questa maglia e andare oltre, sentire il giglio dentro il petto per una rivalsa a cui bisogna ambire. Il popolo viola deve pensare, vedendoci per strada, che siamo persone da elogiare e non da vedere come persone che non hanno attaccamento".
Il calendario e la difesa: "Sono tutte partite difficili, ci sono dodici squadre che hanno cambiato guida tecnica e sono difficoltà che avranno altri, la corsa è a chi sarà più veloce a inculcare il pensiero. Non è facile perché ci sono squadre che ci mettono tanto, bisogna essere svegli, le partite son tutte difficili...che sia Venezia, Empoli, Juve è sempre una grossa difficoltà. In difesa ho sempre optato sulla linea a quattro, difendendo lontano dall'area di rigore per non dare fiducia alla squadra avversaria. Questa è una difesa di livello, farla diventare di altissimo livello spetta a me e alla disponibilità dei ragazzi".
Su Amrabat: "Io sono stato abile a fare quel che chiedeva l'allenatore, io penso che lui sia forte, con determinate caratteristiche, in Serie A tutti devono saper fare tante cose e più ruoli. Se uno si mette a disposizione e apre le sue vedute calcistiche per me può fare qualsiasi cosa, figuriamoci uno come lui, con quel dinamismo, farlo rendere bene è un problema mio. Poi se uno alza il braccio e dice che non gli piaccio ne parleremo e si valuterà, il primo obiettivo è avere i giocatori a loro agio".
Commisso: "Lui è stato simpaticissimo, io gli ho detto che mi interessa diventare un allenatore importante per questa squadra, che alla fine di un percorso lungo lui possa dire di aver conosciuto un uomo e un buon allenatore".
Gli addii di Ribery e altre scadenze: "Su questioni contrattuali io mi faccio da parte, c'è la società, la Fiorentina ha giovani importanti e di valore, una squadra deve essere un mix giusto tra esperti, maturi e giovani con spavalderia e voglia di dimostrare. Alcuni giovani mi hanno già colpito per la voglia che hanno. Ribery era una sfida? Mi limito a dire che Ribery è un campione ed è dimostrato da quel che ha vinto, dalla carriera che ha fatto e ha dato, poi sicuramente è un calciatore straordinario".
Un allenatore come modello: "Prandelli è stato il primo a darmi fiducia a Verona, a darmi le chiavi del centrocampo, con lui ho vinto in B e ho ottenuto risultati straordinari. Non ci siamo ancora sentiti ma lo farò presto, so che lo farò presto, vive qua ed è tifoso. Lui lo devo ricordare, il primo amore non si scorda mai".