Ultras nel 2021: Vlahovic e il vecchio film del tifo (in una sala vuota)
"Vabbè, continuiamo così, facciamoci del male" diceva Nanni Moretti nel 1984, nel film Bianca, e di certo la lezione dev'essere rimasta ben impressa dalle parti di Firenze dove, da tempo, si coltiva con dedizione e cura l'arte dell'autoflagellazione come ragione di vita.
Di fronte a una qualsiasi parvenza di situazione idilliaca, quantomeno incoraggiante, l'indole del fiorentino genera quell'inguaribile bisogno di mugugnare, di cercare divisioni o di esaltarle all'estremo, di fronte a ogni segnale di cedimento poi ecco apparire la voglia di vedere tutto nero, di pensare che sia tutto sbagliato, tutto da rifare.
Ecco dunque che la luna di miele del nuovo corso Italiano trova un suo epilogo più che prematuro nell'ennesimo caso, ultimo di una saga infinita, quello che vede al centro Dusan Vlahovic e tutto attorno il mondo della Fiorentina.
I presupposti: Fiorentina vs Vlahovic
C'è da dirlo e sarebbe ingeneroso non farlo: l'innamoramento tutto fiorentino per l'autolesionismo e il borbottio è quantomeno favorito dagli eventi. Non è che, insomma, di botto il popolo gigliato ha scelto di voltare le spalle a chi poco prima viveva come eroe: Vlahovic ha fatto una scelta e senz'altro ogni scelta è seguita da conseguenze ineludibili, da cui non ci si può nascondere.
Al contempo è chiaro come una posizione così esplicita come quella di Rocco Commisso, pronto per via ufficiale a responsabilizzare l'entourage del giocatore per quanto accaduto, spinga una tifoseria ad abbracciare una delle due parti, a sposare la logica secondo cui il centravanti di una squadra non ne sarebbe più leader e trascinatore ma quasi serpe in seno, quasi un nemico futuribile che (per ora) indossa la tua maglia.
Una percezione che si traduce in una sorta di rifiuto o di tregua armata pronta a crollare di fronte a prestazioni deludenti: "Vuoi guadagnare cifre da capogiro? Meritatelo oppure beccati i fischi" sembra essere il ragionamento. Non si può spogliare una posizione simile da una sua logica, no, ma spingendosi oltre si può osservare come le istanze del tifo (di una Fiesole pronta a tornare al suo posto) parlino lingue morte, si esprimano su un livello che il calcio ha superato a grandi passi.
Un vecchio film polacco
Il tifo reclama dunque un proprio spazio e una voce, si offende per un giocatore che indossa una maglia in cui non si riconosce realmente, si aspetta che quegli atleti pronti ad andare sotto la curva siano persone da chiamare per nome, da prendere da una parte per farci un discorsino e per far capire cosa significhi indossare una maglia.
Siamo tornati per caso nel 1991 e nessuno ci ha avvertiti? No, siamo collocati saldamente in un'epoca diversa e le immagini qui suggerite (giocatori chiamati per nome, discorsetti sotto la curva occhi negli occhi) sono un bel film proiettato in una sala di periferia, con un paio di spettatori seduti su seggiole sporche e rovinate. Chi scende in campo non conosce la lingua di quel film e lo segue come se noi seguissimo un film polacco senza sottotitoli, con l'ambizione di capirlo.
Trovare un terreno umano di condivisione è un terno al lotto, un sogno da cullare senza poterlo praticare nei fatti: la strada virtuosa è, ormai, solo quella del compromesso e del buon viso a cattivo gioco, comprendendo quanto (a lungo termine) ci sarà altro di buono a cui aggrapparsi, anche senza chiamare per nome il beniamino di turno.
Capire il compromesso
Buttare al vento un avvio di stagione incoraggiante, tradurre la frustrazione per un tradimento sportivo in una lotta senza quartiere tra squadra e tifosi, è una logica distruttiva e dalle conseguenze prevedibili anche sul fronte sportivo. Vincenzo Italiano ha le carte in regola per tenere Vlahovic dentro la squadra e per renderlo ancora un fattore decisivo per la stagione viola, senza pensare al domani, alle maglie future, a fantasmi di mercato.
Un calcio senza compromessi non vive più qui, vive forse in categorie diverse: esiste l'esempio del Centro Storico Lebowski come realtà virtuosa a cui appellarsi se, a un certo punto, ci tornasse la voglia di vedere quel vecchio film che ci piaceva tanto.
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