Un oceano di differenze e tante cose da capire: cosa non va tra Firenze e Commisso?
Non occorre andare troppo indietro nel tempo per ricordare James Pallotta e la sua allergia per le "radio romane", per quella galassia di emittenti la cui vita si lega a doppio filo a quella della Roma e che, spesso, si rivelano una fucina di polemiche e di controversie, tanto da finire costantemente nel mirino dell'ormai ex patron giallorosso. Ricordi ancora freschi insomma, nonostante il cambio di proprietà, ricordi che saltano subito in mente spostandosi a Firenze e ascoltando le parole di Rocco Commisso, non soltanto le ultime - quelle di ieri - ai microfoni di Lady Radio.
Certo le dichiarazioni più recenti hanno sancito un passo ulteriore, citando cartellini gialli e rossi per valutare l'operato dei giornalisti e per capire se saranno o meno desiderati, ma al di là della provocazione esiste un aspetto tutto italiano che evidentemente resta più che mai indigesto (e incomprensibile) alle proprietà che arrivano dall'altra parte dell'Atlantico. Restando nello specifico su Firenze può persino accadere che un presidente arrivi, investa, dia prova concreta di volersi mettere in gioco e trovi, nonostante questo, delle voci critiche che si alzano e delle posizioni meno morbide rispetto alle aspettative.
Come si passa dall'accoglienza festosa alle critiche? Dai cori ai mugugni? Non è semplice capirlo e sarebbe superficiale pensare soltanto al giornalista pagato per seminare zizzania e per alzare la polvere: esistono probabilmente dei tratti che il fiorentino vive come virtù, nella sua indole polemica e pronta a ridiscutere tutto, ma che altrove vengono percepiti come irriconoscenza, come supponenza. Il fiorentino è capace di comportarsi da bastian contrario, è capace di sostenere l'insostenibile e di difendere l'indifendibile, di vedere la pagliuzza e di dimenticarsi la trave. Ed essendo capace di farlo lo fa, trovandolo talvolta anche un motivo di pregio e di vanto. E così come un imprenditore di successo che si è affermato negli USA non potrà comprendere simili sfumature è altrettanto vero che noi, da quest'altra parte dell'Atlantico, potremmo infiammarci o prendere d'acido quando il patron di turno farà la voce grossa o dirà "Non avete vinto nulla per 50 anni...datemi un po' di tempo".
Il fiorentino spesso se le lega anche al dito, magari si scoccia per una frase e non vede l'investimento fatto per il Centro Sportivo della Fiorentina, o se ne dimentica. Questo non è un pregio, no. Così come non è un pregio la tendenza mediatica a rimestare nel torbido, a sollevare polveroni. Ma non è una questione di malafede o di remare contro, è un approccio tutto particolare alle cose del mondo...stadio o non stadio, alla fine, la storia tra Commisso e la piazza gigliata potrà resistere solo e soltanto se le due parti faranno pace con l'idea di essere diverse. E solo dopo averlo capito ci sarà anche il verso di camminare accanto senza dar troppo peso alle provocazioni di un uomo di successo (arrivato da un atro mondo) o ai capricci talvolta irritanti di questa città.
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