Un testa a testa non è una testata: l'espulsione di Milenkovic è un invito poco virtuoso
Nikola Milenkovic è un gran bel difensore, è duro e deciso, puntuale, esce bene dalla retroguardia e si va valere nel gioco aereo. Sì, ma Nikola Milenkovic non è Zlatan Ibrahimovic e nemmeno Romelu Lukaku: che sia questa la ragione per cui, nell'analisi di due episodi affini, il serbo in maglia viola ha finito per essere l'unico mandato negli spogliatoi? Probabilmente no, sarebbe troppo, ma allora può darsi che il motivo del rosso da parte di Di Bello sia da ricercare nella caduta di Belotti? Sì, è più verosimile.
Ma l'interrogativo a questo punto si sposta: dal momento in cui un giocatore accentua una caduta in modo plateale il VAR è impotente? Potrebbe essere un modo per incentivare reazioni scomposte, per invitare il giocatore di turno a far vedere di aver subito il colpo. Aggiungendo poi la scelta di Belotti di restare a terra con tanto di borsa del giacchio sulla testa, in assenza di testate, non viene da pensare che sia un invito fin troppo esplicito da parte degli arbitri ad enfatizzare? E quindi si dirà che Milenkovic è stato ingenuo, lo si dirà a ragione: andare a brutto muso contro un avversario resta un gesto che esprime aggressività, è opportuno redarguirlo.
Ma tra testata e testa a testa esistono delle differenze palesi di significato: una ti lascia dei segni e ti mette a rischio, l'altro è un mero segnale di nervosismo. La speranza è che l'implicito invito arbitrale, quello a cadere per farla sembrare una testata, resti una piccola parentesi e non trovi eco nel prossimo futuro. E la speranza aggiuntiva è che il Gallo Belotti resti l'esempio di dedizione e di generosità che è sempre stato, senza prestare più il fianco a episodi che ne macchierebbero ingiustamente la fama, legati probabilmente a una situazione critica vissuta adesso dal suo Toro.
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