Una notte al Benito Villamarín
Girare per Siviglia è bello e stancante se usi soltanto le gambe e non ti affidi ad altri mezzi di trasporto. Per chi ama perdersi in vicoli molto simili e difficilmente distinguibili tra loro, per chi ha tempo da perdere e non si innervosisce al pensiero, è forse la città migliore da visitare in Spagna. Più o meno da dovunque si vede la Torre delle cattedrale della Giralda, simbolo di Siviglia, e salendo sulle terrazze per ammirare il panorama rinasce quel desiderio bambinesco di correre sopra i tetti, tutti molto vicini tra loro. Desiderio che ovviamente rimane irrealizzabile a meno che voi non siate dei prestanti tracciatori (praticanti del Parkour), sport per diverso tempo virale su internet.
Le attrazioni da vedere non mancano, mangiare male è abbastanza difficile, ma questa non è una guida di tre giorni su come vivere nella capitale Andalusa. A Siviglia ci sono due squadre, e come in ogni stracittadina l’obiettivo implicito ed esplicito è affermare la propria superiorità.
Sono andato al Benito Villamarín giovedì 9 novembre 2023, in occasione della sfida di Europa League Real Betis Balompié-Aris Limassol, una partita con poca storia sulla carta. Il Betis aveva bisogno di una vittoria e ha travolto con relativa facilità la squadra cipriota, mantenendo le distanze dai Rangers, con cui combatte ancora per la testa del girone C.
Un 4-1 senza storia, ma con tanti significati al suo interno.
La partita
L'arrivo
Il cielo nell’attesa del bus 3 che ci porterà esattamente davanti all’entrata della Tribuna è tra i più belli visti nella tre giorni andalusa, ma fa buio presto e durante la scarsa mezz’ora a bordo arriviamo con la notte che ha già cominciato il suo corso. Arriviamo spaesati, scoprendo fortunosamente di essere scesi proprio davanti alla nostra porta. Un giro perlustratorio e curioso, la lucidità di vedere da lontano il pullman del Betis passare con diverse grida di sostegno della sua gente.
Che non si tratti di una partita qualsiasi lo si capisce quasi subito. Il Betis deve vincere per non complicare la qualificazione da prima del proprio gruppo ed evitare la grana Playoff, ma non è questo a renderla speciaale. All’annuncio delle formazioni manca il suo calciatore migliore, Isco, mancano Juan Miranda ed Hector Bellerín, e ancora Guido Rodriguez, manca il giovane Assane Diao, poi Ayoze Perez e Willian José. Turnover.
Il perché non è automatico, ma il collegamento arriva presto. È già tempo dell’inno dell’Europa League, al termine del quale parte quello ufficiale del Betis Balompié. La coreografia non è attesa, si tratta di un evento riservato soltanto a determinate partite, ma in Gol Sur, il settore più caldo del tifo bético, è già tutto preparato. Teñir de verde la Ciudad dice lo striscione esposto tra una marea di bandierine dello stesso colore che sventolano nella parte bassa della curva. Domenica 12 novembre, 3 giorni più tardi, alle 18:30 si giocherà il Gran Derbi dai rivali del Sanchez Pizjuan, a 5 km di distanza, a un quarto d’ora di bicicletta o macchina. Si collegano diverse cose. Tra i primi cori a partire ci sono quelli di scherno contro i sevillistas, dimenticati durante la partita, ma inevitabilmente presenti nella testa di tutti.
E il copione è quasi perfetto.
L'inizio arrembante
Gioca qualche riserva in più del solito, ma quest’anno la qualità del Real Betis sulla trequarti è impressionante. A sostenere el Panda Borja Iglesias ci sono Rodri Sanchez, il canterano tutto mancino che ha chiesto e ottenuto la 17 di Joaquín, leggenda vivente del Betis. Alla sua destra figura Luiz Henrique, un altro mancino, un brasiliano estroso con un’agilità impressionante e la rara capacità di andare via ai suoi avversari da fermo; alla sinistra Abde Ezzalzouli, un giovane talento marocchino arrivato dal Barcellona in estate per circa 8 milioni di euro, ha meno tecnica del collega sull’altra corsia, ma quando si ingobbisce e accelera la frequenza dei suoi passi, è imprendibile per chiunque.
La partita inizia in modo arrembante per il Betis. Lo si percepisce dall'aria stupita confermata dai volti dei tifosi accanto a noi. Il Betis schiaccia l’Aris fin dai primi secondi. In 6 minuti crea almeno tre palle-gol che il portiere avversario Vana Alves respinge con cura. I minuti scorrono e arriva il primo monito: questo nel Gran Derbi non potrà accadere. Marc Roca (che gioca da centrale difensivo) e Pezzella si fanno sorprendere in contropiede, l’Aris segna con Montnor, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Rodri è il calciatore più affascinante da guardare in campo, Ezzalzouli il più concreto. Il secondo si costruisce lo spazio per scappare al suo marcatore, affonda a sinistra e serve un passaggio perfetto per il vantaggio di Borja Iglesias. L'1-0 e la possibilità di aggiungere gratis (grazie al gol) il nome e il numero dell’attaccante numero nove negli store biancoverdi, appare sul tabellone.
Miki Roqué 26
È il minuto 34, ma 8 giri di lancetta prima, al 26, lo stadio si era già alzato in piedi per applaudire. 26 come il numero di maglia di Miki Roqué, calciatore del Betis scomparso per un tumore il 24 giugno del 2012, poco prima di compiere 24 anni.
La partita prosegue e le occasioni per raddoppiare ci sarebbero, ma la squadra di Mauricio Pellegrini non riesce più ad affondare seriamente. A posteriori, meglio così. Dopo un intervallo in cui ci rendiamo conto della quantità di pipas, semi di girasole, che gli spagnoli mangiano allo stadio, l’Aris sveglia Claudio Bravo dal torpore. Passano forse una ventina di secondi, i ciprioti costruiscono una manovra lenta che il subentrato Bengtsson deposita in rete. Secondo e pericoloso monito per il Gran Derbi, interviene il VAR e si resta sull’1-0. Il rischio beffa ormai aleggia nell’aria e segue un quarto d’ora nervoso dei tifosi e dei giocatori in campo. All’ora di gioco arriva il momento del triplo cambio bético. Entra Ayoze Perez, entra Guido Rodriguez ed entra soprattutto Isco Alarcón, acclamato dalla folla con un Isco, Isco, Isco identico al vociare del Camp Nou per Lionel Messi, per darvi un’idea.
Bastano 5 minuti e la qualità del 22 e del 10 per far arrivare la sfera ad Aitor Ruibal che raddoppia con un destro potente su cui Vana Alves lascia a desiderare. Il clima si tranquillizza subito e si prepara il tappeto rosso per un altro ingresso in campo. Nabil Fekir è tra gli idoli principali dei tifosi blanquiverdes , è al Betis dal 2019 ed è il vicecapitano della squadra, dietro soltanto al principito Andrés Guardado. Si era già rivisto in campo per qualche minuto contro il Mallorca, sostituendo Isco nel Finale. Qui Pellegrini gli concede un quarto d’ora più recupero; si tratta della prima vera chance di rivederlo veramente sul terreno del Villamarín dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio accusato lo scorso febbraio.
Il regalo di Isco a Fekir e il rigore sbagliato
E la dinamica è speciale. Isco apre uno spazio e attacca l’altro, serve e viene servito, per poi condurre la sfera in area di rigore e conquistare un penal che l’arbitro non ravvisa. Serve il VAR, ma è tutto abbastanza rapido. Nel mentre, a bordocampo c’è Nabil Fekir pronto ad entrare. Il pubblico l’ha visto e con un pensiero all’arbitro che è davanti al monitor inizia a intonare il suo nome. On Field Review terminata, rigore. Le grida sono contenute e diventano presto un coro che da Fekir passa nuovamente a Isco. Il motivo risiede nel fatto che il malagueño sta camminando con la palla in mano verso Fekir, nell'attesa che entri in campo. Il rigore l'ha conquistato lui, già idolo della folla bética, ma sceglie di lasciarlo al compagno nell'estasi dei tifosi. Un bentornato speciale.
Non solo questo, in pochi si accorgono che mentre Isco fa impazzire il pubblico accogliendo il numero 8 in questo modo, Pezzella (che è diventato capitano dopo la sostituzione di Guardado) si toglie la fascia dal braccio e la trasferisce su quella del compagno entrante.
È tornato Nabil Fekir, riaccolto con amore da oltre 40.000 persone. Entra per riacquistare minuti e si ritrova invece a calciare un rigore a freddo. Si prepara e come nelle storie perfette lo sbaglia malamente incrociando poco e in modo debole. Alla gente non importa molto, la maggior parte sorride perché in quel momento la cosa più importante è stata la preparazione la rigore, rivedere Isco e Fekir a pochi metri, pensare che oltre ad essere insieme nello stesso momento, che si possano anche voler bene e creare una chimica speciale.
Il tocco di Fekir e il tris
E insieme battono un calcio d’angolo che conduce al tris. Classico gioco a due dalla baandierina con cross di Isco rimbalzato e la sfera che torna sui piedi di Carvalho. Il portoghese, che vive da diverso tempo a Siviglia, sa che con la palla che sta per servire a Fekir, soltanto lui e pochi altri possono farci qualcosa. Non so con quali occhi sceglie la giocata, ma è tanto veloce quanto geniale. Gli basta la punta del piede mancino per far sì che il pallone tocchi terra e appena dopo il suo scarpino, di controbalzo, indirizzi Marc Roca al 3-0. Incide sulla partita dopo un errore che sembrava lo avesse fatto arrabbiare. Il tocco meraviglioso dalla tribuna opposta non si vede bene purtroppo, ma si percepisce che sia stato l'8 a creare l'idea.
Stepinski e Kokorin
È la notte del Betis Balompié, ma per gli amanti della Serie A c’è anche un altro aneddoto. Sì, il Betis era la squadra di Luiz Felipe, addirittura di Luiz Felipe in coppia con German Pezzella, che ci gioca ancora. È la squadra per cui ha da poco firmato l'ex Genoa Sokratis Papastathopoulos, per provare a curare in corsa un’evidente emergenza difensiva. Se parliamo di ex Serie A però, nella notte del 9 novembre, non dobbiamo guardare alla squadra di casa, bensì all’Aris Limassol. Sotto la Tribuna de Fondo, quella in cui siamo seduti, si riscalda l’Aris, accanto al corner c'è il classico torello dei sostituti, coloro che non partono dal primo minuto. La conoscenza degli ex Serie A in giro per il mondo è abbastanza ampia, ma mentirei se vi dicessi che mi ricordavo di Mariusz Stepinski e Aleksander Kokorin con la maglia dell’Aris Limassol. Il ricordo primo è principalmente legato a un’esultanza iconica che mi fece vincere al Fantacalcio quando aveva la maglia del Chievo, quello del secondo è più recente e riguarda la sua breve esperienza a Firenze.
Subentrano entrambi alla fine (forse Stepinski troppo tardi), ed è Kokorin a esaltarsi. Accorcia sul 3-1 e poi gioca con una qualità che negli 80 minuti dell’Aris non si è vista in nessuno. Si abbassa quasi a fare il trequartista e serve un assist meraviglioso che avrebbe realmente potuto riaprire la gara sul risultato di 3-2, ma che il compagno Yannick Gomis spreca a tu per tu con Claudio Bravo. Il portiere cileno si fa anche male in quella circostanza, con 3 minuti più recupero (che saranno 7) ancora da giocare. È visibilmente in difficoltà, ma Pellegrini non può cambiarlo perché ha terminato le sostituzioni. Immaginate come sarebbe potuta finire se il tiro di Gomis fosse entrato. Quale sarebbe stato il contraccolpo psicologico di una squadra che subisce due reti in pochi minuti e deve affrontare la rabbiosa rimonta ospite con un portiere a mezzo servizio?
Enrique un anno dopo e l'ovazione a Pezzella
Fortunatamente per i béticos, ora non si parla di questo. Si può però parlare proprio di quel cambio che ha condotto a questa situazione. A poco dal termine German Pezzella si accascia dolorante a terra e a fine gara lo vedremo in campo con vistosi impacchi di ghiaccio a sostenere i femorali. Momento di panico tra la folla, l’importanza dell’argentino, in un momento così complicato per la difesa centrale e con il Gran Derbi a pochi minuti di distanza, è vitale e si ravvisa nell’ovazione che il pubblico bético gli riserva. Cambio. In panchina restano i due portieri, due terzini di statura non elevata come Miranda e Bellerín e poi i due attaccanti Diao e Willian José. C’è anche un canterano che su transfermartk si trova al nome Quique Fernandez e che appare sul campo e sul tabellone per la seconda volta in carriera, un anno dopo la prima, e sempre in Europa League. È come se fosse un nuovo esordio per il 2003 andaluso nato a Trebujena, città di qualche migliaia di abitanti in provincia di Cadice. È un centrocampista mancino di bassa statura, brevilineo, che nella decina di minuti scarsa è sembrato uno con le idee chiare. Appena entra, Guido Rodriguez si trasforma in centrale difensivo; appena entra in possesso della sfera cerca senza pensare i riferimenti di qualità davanti a lui.
Iscomagia
Il piatto migliore però la partita lo riserva alla fine, quando più di qualcuno si è già avviato verso casa. Il Betis non soffre, amministra. E con i secondi a disposizione che diminuiscono, completa 100 metri di campo con due passaggi per segnare il poker del 4-1. Rimessa dal fondo, Bravo, come detto poco sopra, è infortunato e non può calciarla. Va Guido Rodriguez. L’argentino scorge Isco largo e libero a sinistra e con un preciso lancio di una cinquantina di metri lo pesca sulla figura. Poi, si può capire pienamente perché spesso leggiamo Magia vicino al nome dell’ex Real Madrid. Tacco al volo senza guardare che inganna chiunque. Che è incredibilmente perfetto se consideriamo la distanza del lancio e la forza da calcolare per mandare il suo compagno in porta. Ezzalzouli si ingobbisce e quindi corre veloce, lo sapete, e al 94° ha sia la palla giusta per vendicarsi del palo precedente, sia la forza di condurre a perdifiato verso la porta dell’Aris e segnare il quarto3. Congela una partita e una prestazione fantastica, che gli avrebbe permesso di vincere il premio di MVP se solo non fosse nato uno come Isco (11 su 17 in questa stagione).
L’arbitro svedese fischia tre volte, i 41.768 del Benito Villamarín esultano. I giocatori vanno davanti alla afición situata nella parte bassa di Gol Sur, che non ha mai smesso di cantare per tutta la partita, e si prendono il caldo abbraccio dei propri tifosi. D’altronde la domenica successiva si sarebbe giocato il derby, anzi il Gran Derbi.
Qui un video riassuntivo della partita.