L'uomo della 35ª giornata di Serie A: Brahim Diaz, il pupillo di Guardiola e Zidane conquista anche il Milan
“E questo, come lo fermo?”. Deve essersi chiesto più o meno questo Andrea Pirlo una volta intuito che il più esperto Stefano Pioli aveva calato la carta a sorpresa, quella di Brahim Diaz non solo titolare, ma collocato alle spalle di Ibrahimovic. Con licenza di svariare al fianco dello svedese e in generale di creare il maggior scompiglio possibile sulla trequarti avversaria. Come un bravo studente che studia sul manuale consegnato dai professori, ma che non ha ancora la malizia per prevedere e leggere per tempo cambi di spartito, Pirlo non è mai riuscito a trovare contromosse e così si spiega il crollo della Juventus contro il Milan.
Ripensare alla gara d’andata è quanto mai utile, perché in quell’Epifania Pioli dovette fare i conti con l’apice dell’emergenza infortuni e Coronavirus, che gli tolse pure Krunic e Calhanoglu poche ore prima della partita, con già Ibrahimovic fuori. Quel giorno per Diaz ci fu spazio solo per 25 minuti nel finale a giochi ormai fatti, al posto dell’impalpabile Hauge. Lo spagnolo non avrebbe forse cambiato le sorti della gara, ma allo Stadium il tecnico rossonero ha dimostrato cosa può riuscire a fare con tutti gli effettivi a disposizione.
Effettivi non tutti magari di super caratura tecnica, ma che credono totalmente nelle scelte dell’allenatore e sempre in grado di risultare decisivi, che giochino dall’inizio o subentrino. Così uno Juventus-Milan in tono minore, almeno per gli ex campioni d’Italia, ha visto la disastrosa prova di Cristiano Ronaldo e quella opaca di Zlatan Ibrahimovic venire riscattate dalla solidità di Tomori, dal fosforo di Bennacer e dalla classe zampillante di Diaz, migliore in campo per distacco. Difensori e centrocampisti della Juventus non hanno saputo letteralmente come e dove andarlo a prendere, se uscire alti, aspettare o arretrare.
Il risultato è stato che il gioiellino scuola Manchester City e pupillo di Zinedine Zidane al Real Madrid ha fatto tutto quello che voleva, galleggiando ora da fantasista ora da seconda punta e sciorinando tutto il proprio repertorio, fatto di giocate di qualità nello stretto, fantasia, personalità nel tirare in profondità, ma anche tanta corsa con e senza palla come nell’azione del rigore poi sbagliato da Kessié. Il gol che sblocca e orienta la partita è una pennellata di classe, pur dopo il rimpallo fortunoso con Cuadrado. Il bilancio della sua prima stagione vera da professionista, visto che finora aveva giocato solo una manciata di partite tra City e Real, è più che positivo considerando l’inevitabile scotto dell’adattamento e il poco spazio avuto.
L’abbraccio a fine partita tra Maldini e Massara nasconde la soddisfazione per la missione quasi compiuta, ma anche tutte le difficoltà che si profilano nel trattare con il Real Madrid, che a inizio stagione ha concesso solo il prestito secco. E se la sensazione è che la freschezza di Brahim potesse fare molto bene anche ai Blancos di questa stagione, figurarsi nella prossima, quella dello svecchiamento…