VAR a chiamata: la naturale evoluzione dell'ausilio tecnologico?
L'ex arbitro Luca Marelli è sicuro: come accade già in diversi sport americani e nella pallavolo anche nel calcio dovrebbe essere introdotto il VAR a chiamata (o challenge). Ma si tratta di una buona proposta?
Dipende dalle interpretazioni. Se il VAR si limitasse a controllare le situazioni di gioco oggettive (come l’effettività del gol o i fuorigioco) lasciando all'arbitro la responsabilità per ogni altra situazione di gioco, allora il challenge avrebbe un senso logico di esistere.
Una squadra potrebbe richiedere l'intervento del VAR per esaminare da vicino una determinata situazione di gioco, in caso contrario vale la decisione presa dal direttore di gara: alla prima interruzione di gioco l’arbitro si reca davanti al monitor, riesamina il tutto e prende una decisione.
Ogni squadra può richiedere un numero limitato di challenge a partita con un dispositivo elettronico o con una semplice richiesta a voce al quarto uomo: se l'interpretazione fosse questa l'introduzione del VAR a chiamata si può rivelare utile e rivoluzionare positivamente il regolamento.
Il VAR a chiamata potrebbe responsabilizzare le squadre ad un uso corretto e non strumentale delle proteste e scoraggiare inoltre i giocatori a simulare per la gioia dei tifosi che si godono lo spettacolo da fuori.
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