Verso lo Scudetto: il Napoli ci insegna che cedere non è mai il problema
Spesso si è pensato a come stiano vivendo la cavalcata del Napoli quei calciatori determinanti che hanno scritto la storia recente degli azzurri diventandone dei riferimenti. Nell'estate 2022 sono andati via principalmente in quattro, alleggerendo uno spogliatoio in cui avevano un peso specifico importante. Il capitano Lorenzo Insigne è volato a Toronto, il massimo capocannoniere della storia partenopea Dries Mertens in Turchia, al Galatasaray, Kalidou Koulibaly è finito al Chelsea, in Premier League, e il centrocampista spagnolo Fabian Ruiz ha scelto il PSG per provare il salto di qualità della sua carriera.
Scelte discutibili, ma alla fine comprensibili. Il Napoli ha tagliato il cordone ombelicale con un gruppo di calciatori fondamentale nella crescita del club, che ne ha scritto pagine indelebili. Queste cessioni (in due casi gratuite), insieme a quelle di Milik, Ounas, Tutino e Petagna hanno portato nelle casse di De Laurentiis quasi 90 milioni che il patron partenopeo ha reinvestito con esperienza, allungando la rosa e anche migliorandola a livello di qualità.
Il mercato in entrata del Napoli
Kim Min-jae (Fenerbahce, d) -18.05 milioni
Mathías Olivera (Getafe, d) -16.5 milioni
Frank Anguissa (Fulham, c) -16 milioni
Khvicha Kvaratskhelia (Dinamo Batumi, a) -11.5 milioni
Leo Ostigard (Brighton, d) -5 milioni
Giacomo Raspadori (Sassuolo, a) - 5 milioni (prestito) + 25 obbligo di riscatto (+5 bonus)
Giovanni Simeone (Verona, a) - 5 milioni (prestito) + 12 obbligo di riscatto
Tanguy Ndombele (Tottenham, c) -500.000 euro (prestito) + 32 milioni diritto di riscatto
Tanti volti nuovi presentati al Maradona che hanno alimentato scetticismo per settimane. Come finirà in classiffica questo Napoli, orfano dei leader di sempre? Come potrà competere con compagini sulla carta più attrezzate come Milan, Inter e Juventus? La domanda è balenata più o meno nella testa di tutti a inizio stagione; poi a spazzarla via ci hanno pensato le prime amichevoli e, con più determinazione, le prime settimane di campionato e di Champions League.
Il Napoli, oltre ai dubbi, ha spazzato via anche tutti gli altri avversari. Kvaratskhelia si è prese il ruolo di erede di Insigne superandolo sul campo e diventando l'idolo nella testa dei tifosi e l'incubo in quella dei suoi avversari; Osimhen è definitivamente sbocciato permettendo ai napoletani di accantonare l'idea di Mertens e il bisogno di un falso nove. Anguissa ha oscurato il ricordo di Fabian Ruiz, mentre Kim quello di Koulibaly. E soprattutto Luciano Spalletti è entrato nelle fantasie dei tifosi, legate a quella stagione clamorosa del Napoli con Sarri, riuscendo a superare l'attuale tecnico biancoceleste e riportare l'evento che nel capoluogo campano attendono da più di 30 anni.
Gli azzurri hanno mandato via o lasciato andare i calciatori determinanti della precedente rosa e ne hanno presi di nuovi, anche inesperti, alzando l'asticella a un limite difficilmente pronosticabile. Il merito, in caso di cavalcate così trionfali è di tutti. Dei giocatori, di Spalletti e il suo staff, ma anche della dirigenza che, a differenza di tante altre campagne acquisti di big di Serie A (portate avanti più o meno con le stesse cifre), non ha sbagliato un colpo.
Il lavoro di scouting in tutto il mondo ha premiato le scelte di Giuntoli e la fiducia di De Laurentiis contro ogni pronostico. Khvicha Kvartskhelia è il miglior assistman del campionato, il giocatore che ha creato più azioni da gol (l'unico in doppia-doppia in Serie A) e quello che probabilmente alla fine verrà eletto MVP. Anguissa è quarto per blocchi e tocchi in Serie A; Kim è primo per tocchi ed è il migliore per percentuale di dribbling contrastati. Osimhen è dominante in troppe statistiche. Simeone e Raspadori, cambiando competizione e spostandoci in Champions League, sono i calciatori con il miglior dato nel rapporto Gol/90min dopo Erling Haaland.
Statistiche via fbref.com
Il Napoli ha venduto, scommesso e reinvestito. E, vincendo praticamente tutte le scommesse, non si può parlare di casualità, ma di successo di un lavoro meticoloso in sede di mercato. Certo, il fatto che ogni calciatore, quando chiamato in gioco, sia stato determinante per la causa partenopea è un fattore eccezionale, che non si verifica quasi mai. Tuttavia, la concomitanza di tutti questi eventi positivi non può sicuramente essere un caso.
La dirigenza ha portato a Napoli un mix di giocatori forti, giovani, promettenti e pronti. Giocatori che nella maggior parte dei casi sono arrivati da realtà minori rispetto a quella azzurra (Dinamo Batumi, Getafe, Verona, Sassuolo, Fenerbahce) e che hanno brillato in un ambiente competitivo fin dalla prima stagione. Lo Scudetto è vicino e sarà la vittoria di tutti. Di una città e un ambiente caldo, di un tecnico che finalmente raggiunge un titolo inseguito per anni a Roma; di una dirigenza il cui ottimo lavoro degli anni è emerso in modo straripante e soprattutto di un gruppo di giocatori che a inizio stagione si è ritrovato senza leader, e che al termine ne ha scoperti anche tanti.