Verso lo Scudetto: il Napoli degli outsider, oltre i soliti noti
Ci aveva provato Mathías Olivera a rendere memorabile per sè stesso il giorno della festa Scudetto. Non aveva fatto i conti però, come tutto il Maradona e il popolo riversato nelle strade dalla mattina, con l'implacabile cinismo di Boulaye Dia, autore di un gol meraviglioso che ha preso e spedito nel congelatore i festeggiamenti azzurri, insaccandosi all'incrocio dei pali.
Se sarà Udine la città in grado di regalare la vittoria ufficiale, o lo Scudetto arriverà con i partenopei a casa a vedere Lazio-Sassuolo il giorno prima, lo scopriremo tra poche decine di ore. Guardando i fatti, con l'ampio margine del Napoli e l'irrisoria probabilità di una rimonta biancoceleste, si possono già tirare le somme stagionali. È stata la stagione di Kvaratskhelia e Osimhen, dominatori della Serie A a suon di gol e assist; quella di Lobotka e Kim, e ancora di Anguissa e Rrhamani, ma non solo.
La forza del gruppo creato da Luciano Spalletti è stata quella di poter contare su chiunque in ogni momento della stagione. L'importanza a gara in corso di coloro che sono considerati riserve, o da titolari quando gli stessi erano out per qualche motivo, si è rivelata cruciale. Chi sono stati, in questo senso, i protagonisti della stagione del Napoli?
Gli outsider del Napoli
Eljif Elmas
42 su 43 in tutte le competizioni, attualmente. Se gioca il Napoli, Eljif Elmas è della partita. 6 gol e 3 assist per il jolly macedone di Luciano Spalletti, che vanta statistiche migliori di molti suoi colleghi attaccanti. Non è facile inserirsi in un centrocampo rodato e affidabile come quello formato da Lobotka-Anguissa-Zielinski. Lui c'è riuscito nonostante delle 42 presenze soltanto 12 siano state da titolare. Ha giocato da mezz'ala, da esterno a sinistra o a destra e anche da falso nove (in Semifinale di Champions). Ha qualità da vendere in più zone del campo e, limitando il raggio d'azione alle sole gare in cui è stato direttamente decisivo, non sono pochi i punti che ha portato alla causa azzurra (Lecce, Atalanta, Udinese, Sampdoria, Juventus).
Giacomo Raspadori
Si è parlato fin troppo dei circa 35 milioni che il Napoli ha sborsato nella trattativa estiva con il Sassuolo per portarlo in Campania. Nonostante un disegno tattico che inizialmente lo metteva un po' in ombra e gli insostituibili Kvara e Osimhen davanti nelle gerarchie, Giacomo Raspadori ha saputo ritagliarsi i suoi spazi con personalità. Ha giocato in tutti i ruoli del tridente e offerto a Spalletti anche un'altra soluzione come seconda punta. Il paradosso è che abbia fatto meglio in Europa che in Italia, da prima punta, con quelle quattro reti in tre partite del girone di Champions League che hanno contribuito al dominio azzurro anche fuori dai nostri confini. Il gol vittoria nel recupero all'Allianz Stadium Juventus resterà quello a cui i suoi tifosi saranno per sempre legati.
Giovanni Simeone
Era lui il sostituto di Victor Osimhen comprato dal Napoli per dare respiro al nigeriano. Dopo i 17 gol segnati (e 6 assist) con la maglia dell'Hellas Verona di Ivan Juric, Giuntoli l'ha portato alla corte di Luciano Spalletti e l'argentino, quando chiamato in causa, non ha deluso. 8 reti stagionali in 28 presenze che sembrano poche, ma che in realtà vanno viste come sono ogni 86 minuti in tutte le competizioni. 4 in Champions, uno in Coppa Italia e 3 in Serie A, di cui 2 pesantissimi contro Milan a San Siro e Roma al Maradona, entrambi segnati a meno di un quarto d'ora dalla fine.
Mathías Olivera
Il gol Scudetto, come scritto nell'incipit, lo aveva segnato. Di testa, non una sua specialità, sbucato nella mischia dei giganti nell'area di Ochoa. Quando De Laurentiis ha sborsato più di 15 milioni per le sue prestazioni, tutti lo attendevano come nuovo titolare della corsia mancina azzurra. Invece l'impressionante stato di forma di Mario Rui e un legittimo periodo per ambientarsi, hanno creato una staffetta che ha fatto benissimo alla causa partenopea. In stagione sfiora i 2000 minuti, che probabilmente raggiungerà con le ultime gare a disposizione, e può essere a pieno titolo considerato un titolare.
Juan Jesus
Quando è sceso in campo dal primo minuto, il Napoli non ha mai perso. Ed è successo in 13 occasioni, in cui ha messo a referto anche due reti (contro Bologna e Cremonese). Si parlava di Ostigaard come prima riserva della coppia Kim-Rrahamani, invece Juan Jesus ha doppiato il minutaggio del norvegese. Il brasiliano rappresenta un uomo sicuro a cui Luciano Spalletti si è affidato in diverse gare delicate e lui ha quasi sempre ben figurato.