Vlahovic alla Juventus è stato davvero un affare per la Fiorentina?
Uno dei tratti distintivi di Rocco Commisso, a livello comunicativo, risiede senz'altro nella capacità di ricreare sistematicamente una dinamica fatta di contrapposizioni e di barricate: un costante "noi contro loro" che percorre inesorabilmente, neanche troppo tra le righe, le dichiarazioni rilasciate dal patron della Fiorentina nei diversi contesti in cui si trova a intervenire.
Si tratta di un meccanismo che, più o meno volutamente, va a rafforzare quel senso di appartenenza e di "famiglia" che Commisso ha sempre applicato (perlomeno nel racconto dei fatti) alle proprie aziende: per certi versi l'approccio del presidente viola, nel descrivere le varie circostanze del mondo viola, ricorda da vicino quello di un genitore che prende le parti di un figlio, quello di una strenua difesa del proprio operato coltivata con cura e con continuità in ogni occasione pubblica.
Vlahovic-Juve: chi ha fatto l'affare?
Nel corso dell'intervento presso la Facoltà di Economia dell'Università di Firenze lo stesso Commisso, in una cornice incentrata perlopiù sul peso dei ricavi su quelli che sono poi i risultati di un club, ha fatto emergere anche una questione dalla forte valenza sportiva: Dusan Vlahovic alla Juventus è stato un affare, sì, ma non per i bianconeri.
In sostanza il presidente gigliato ritiene che, a poco più di un anno dalla chiusura dell'affare che tanto fece discutere, siano i viola a poter sorridere e a potersi compiacere della direzione presa dagli eventi. Restando ancorati al campo sarebbe complesso avvalorare in toto le tesi del presidente, esistono però - ovviamente - valutazioni di natura diversa che (peraltro parlando con studenti di Economia) possono avere una loro attendibilità e una loro forza attrattiva.
Nessun regalo e nessun ricatto: meriti da riconoscere
Dal punto di vista economico la dimensione dell'affare per i viola, coi 70 milioni di euro incassati dalla cessione del serbo, assume una valenza ulteriore se si considera il momento storico (a tema mercato) in cui ci troviamo: in un contesto in cui i calciatori riescono spesso ad arrivare a scadenza, in cui impuntandosi possono riuscire ad ottenere cessioni a prezzo di saldo, diventa già in sé ammirevole ottenere una cifra congrua per un calciatore di livello, senza trovarsi inghiottiti dal lavoro dell'entourage e dall'ansia dovuta a una scadenza che si avvicina.
Da questo punto di vista, dunque, diventa complesso attaccare la tesi di Commisso, ritenere che non abbia ottenuto abbastanza da quella dolorosa cessione. Il presidente viola ha poi citato anche Luka Jovic e Arthur Cabral per avvalorare la natura virtuosa dell'affare per i viola: "Cabral e Jovic li abbiamo pagati 15 milioni e 0 euro e ci hanno fatto già 20 gol nelle tre competizioni in cui giochiamo. Vlahovic invece, a Torino, ha fatto 10 gol, di cui 2 su rigore, ed è la metà esatta dei nostri due attaccanti. E in tutto questo noi abbiamo incassato 70 milioni. L'operazione Cabral-Jovic è stata eccellente per noi, quella di Vlahovic non lo è stata per la Juventus" sono le parole di Commisso riportate da FirenzeViola.
La Fiorentina è ancora orfana di Vlahovic
In questo senso - seguendo in toto tali dichiarazioni - diventa già più complesso sposare pienamente la tesi del numero uno di Mediacom, anche al di là dei dati statistici in sé. Dusan Vlahovic, nella prima parte della stagione 2021/22, ha dimostrato di rappresentare un elemento cardine della Fiorentina e non soltanto a livello realizzativo, andando a dare ai viola di Italiano quella verticalità tanto auspicata anche dal presidente, regalando sponde per i compagni e rappresentando anche un leader tecnico della squadra.
La natura di "regista offensivo" del serbo è un dato spesso sottovalutato quando se ne valuta il peso per una squadra, soprattutto se sostenuto dalla fiducia totale dell'ambiente e inserito in un conteso (come la Fiorentina 21/22) dotato di una chiara identità di gioco. Si tratta di un aspetto che, al netto dei numeri di Cabral e di Jovic, non si può ritrovare nei centravanti oggi a disposizione di Italiano, pur con tutti i pregi che li contraddistinguono.
Da un lato Cabral ha dimostrato di possedere una rabbia agonistica e una forza fisica assolutamente all'altezza, risultando però meno lucido e "pulito" rispetto a Vlahovic nel lavoro descritto poco fa; dall'altra parte Jovic si rivela spesso cinico e chirurgico ma non contribuisce con la stessa qualità del connazionale alla manovra offensiva (e sarebbe stato illusorio aspettarselo).
Le statistiche non dicono tutto
Per quanto riguarda le statistiche, poi, diventa complesso paragonare i numeri di due calciatori che stanno disputando la Conference League (competizione in cui i viola hanno il miglior attacco) col rendimento di chi ha affrontato la Champions. In campionato, poi, Vlahovic ha messo a segno 8 gol: le stesse reti di Jovic e Cabral (rispettivamente 3 e 5 in questa Serie A).
I due acquisti dei viola, al netto del buon momento di Cabral, devono ancora dimostrare di poter rivestire quello stesso ruolo di Vlahovic, non solo come terminale offensivo ma come ingranaggio perfetto di un meccanismo di gioco. E di poterlo fare con continuità.
Le valutazioni offerte da Commisso hanno una loro valenza sul fronte dell'opportunità finanziaria, considerando anche l'aspetto anagrafico che regala ancora margini sia per Cabral che per Jovic, ma non possono ancora risultare del tutto valide sul fronte tecnico e del rendimento: probabilmente, del resto, se fosse Italiano a doversi esporre, sullo stesso tema, il tono sarebbe meno trionfale e compiaciuto.