Zaniolo torna a parlare dell'addio alla Roma e manda una stoccata agli ex compagni
Nicolò Zaniolo torna a parlare dopo il burrascoso addio alla Roma dello scorso febbraio. Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, il classe '99 non ha solo parlato del suo approdo al Galatasaray, ma ha anche fornito la sua versione dei fatti sull'addio ai giallorossi, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa. Ecco le sue parole:
Per quanto resterà in Turchia? "Il futuro non lo conosce nessuno. È ovvio che non posso garantire che resterò in Turchia cinque anni, ma finché sarò qui darò sempre il massimo"
Restiamo nell'ambito della nostalgia: se le diciamo Feyenoord, a che cosa pensa? "Facile. Alla Roma che lo ha pescato in Coppa. E a me torna in mente quella che probabilmente è stata la notte più bella della mia vita calcistica finora, insieme a quella contro il Porto, in cui segnai una doppietta in Champions, e all'esordio in Nazionale. Proprio aver segnato la rete decisiva in finale contro gli olandesi mi fa sentire la Conference tanto mia. Se poi penso alla festa al Circo Massimo e ai tifosi, mi vengono ancora i brividi, ma non voglio fermarmi qui".
La Roma passerà il turno contro il Feyenoord? "Sicuro. Ha una squadra fortissima. Può vincere l'Europa League e arrivare fra le prime quattro".
Come si trova a Istanbul? "Benissimo. È una città che vive di calcio, eppure i tifosi sono sempre gentili e rispettosi, anche quando ti chiedono video e selfie. Lo stadio, poi, è incredibile mai giocato in uno più caloroso, è almeno pari all'Olimpico. Quando ho segnato il mio primo gol mi sembrava di volare".
Sarà difficile avere amici romanisti, è stato etichettato come traditore. "EÈuna cosa che mi è dispiaciuta tantissimo. Roma mi ha dato tutto, grazie alle Roma ho vinto e ho esordito in Nazionale, mio figlio è nato lì. Essere definito in quel modo è stata una brutta batosta".
Lo ammetta: probabilmente ha sbagliato anche lei in determinate circostanze. "La verità verrà fuori. Le dico solo che mi sono sempre allenato, anche se non con gli altri".
Lei però ha strappato la maglia contro il Genoa: per i tifosi questo pesa. "È stato solo un gesto di stizza, non di disprezzo. È come se avessi dato un pugno sull'erba. Non voleva essere una mancanza di rispetto".
Sul suo addio ha pesato il mancato rinnovo? "Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza. Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto. A gennaio dell'anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c'erano problemi col Financial Fair Play. Dopo tante chiacchiere mi sono stufato. Se io devo riflettere sul mio addio, penso che debbano farlo anche altri".
Però la Roma non aveva in mano offerte che riteneva congrue per lei. "In realtà non c'erano solo Bournemouth e Galatasaray. Ma per non avere accettato gli inglesi sono stato messo fuori e i tifosi se la sono presa con me. Alcuni mi hanno inseguito con la macchina, altri sono venuti sotto casa. lo e la mia famiglia ci siamo spaventati anche perché ci siamo sentiti soli".
Come si è lasciato con i suoi compagni? "Sono rimasto deluso da quasi tutti. Non voglio fare i nomi. Mi dicevano che erano fratelli ed invece non mi hanno nemmeno salutato".
Che rapporto ha avuto con Mourinho? Si dice che si adatti meglio ai campioni che ai giovani. "È un grandissimo allenatore e una grandissima persona. Mi ha fatto giocare quasi sempre. Certo, lui è abituato a gestire i fuoriclasse e io non lo ero. Mi sarebbe piaciuto averlo fra quattro o cinque anni, però mi ha dato tanto lo stesso".
Suo figlio è a Roma: ha timori nel tornarvi? "Ma no, le cose si rimettono a posto. Dove c'è odio c'è anche amore. Si parla sempre di calcio, no?".
Sarebbe contento se suo figlio Tommaso diventasse romanista? "Certo. Io la Roma la guardo sempre. Il passato non si dimentica con un trasferimento".