Zaniolo torna sull'addio alla Roma e sulla possibilità di indossare la 10 di Totti

Le parole di Zaniolo sui rimpianti giallorossi e sulla nuova fase della sua carriera
Nicolò Zaniolo
Nicolò Zaniolo / Claudio Villa/GettyImages
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C'è anche il nome di Nicolò Zaniolo nell'elenco dei convocati di Spalletti per i prossimi impegni dell'Italia contro Malta e Inghilterra. Il classe '99 sta provando a ritagliarsi un posto da protagonista nell'Aston Villa, club in cui si è trasferito la scorsa estate dopo l'addio al Galatasaray. Direttamente dal ritiro di Coverciano, Zaniolo ha rilasciato un'intervista a La Repubblica in cui è tornato sul suo addio tanto discusso alla Roma e ha svelato alcuni retroscena sulla sua esperienza in giallorosso.

Le differenze sul modo di vivere il calcio tra Italia e Inghilterra: "Potrei dire che in Italia c'è più pressione dei media e del pubblico, rispetto all'Inghilterra. In realtà mi ha colpito altro: io qui posso girare con gli amici, fare una passeggiata con la famiglia. In Italia è faticoso. Ma qui sto bene. Mi sto abituando anche al clima: ti svegli con la pioggia, alle tre c'è il sole, due ore dopo piove di nuovo. Per il resto è uguale: la vita di un calciatore è allenamento-casa e stop".

Sull'addio alla Roma: "Nomi non ne faccio, le guerre mediatiche non mi piacciono. Ma alla Roma le cose potevano finire in modo diverso: provo un grande amore per i tifosi, i miei compagni, la squadra, la città, e loro nei miei confronti. È una delusione che ho provato. Io ho delle responsabilità, ma anche altre persone. Quando ci sono casini così vuol dire che tutti ci abbiamo messo del nostro. Ma del passato non voglio parlare, ora sono in Premier e penso al futuro".

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Com'è stato esordire a soli 19 anni al Bernabeu in Champions League? "Riunione verso le 11, quando finisce Di Francesco mi prende e mi dice: “Sei pronto per giocare?”. Io non ero pronto per niente. Ma ho detto: “Sì, certo che sono pronto”. Allora lui mi fa: "Giochi mezzala, devi marcare Modric, Bale, Casemiro, occhio a Isco...”. Tutti campioni con cui fino al giorno prima giocavo alla playstation. Quando siamo usciti dallo stadio tutti cantavano a Modric “Pallone d’Oro, Pallone d’Oro...”. Ho realizzato lì cosa era successo".

Le parole di Mourinho prima della finale di Tirana: "I giorni precedenti Mourinho ha chiesto a tutti: siete pronti? Per tanti era la prima finale europea. Ci ha aiutato, ci ha detto che se eravamo arrivati lì era per tutto quello che avevamo fatto in campo e che il merito era solo nostro. Ci ha fatto arrivare carichi a giocarla".

Il gol contro il Feyenoord: "La partita difficile è più facile da preparare. Quando giochi contro una squadra meno attrezzata, anche se non vuoi, hai qualcosina in meno a livello di concentrazione. Quelle difficili sono diverse, sai che quella è “la” partita. E lì si vede il giocatore, quello che sai fare. Ho sempre amato le partite da dentro o fuori, mi diverto a giocarle".

Le hanno mai offerto la 10 di Totti? "Non la avrei accettata mai: ti mette una pressione addosso che non serve. Le pressioni a Roma ci sono a prescindere, la piazza vuole tanto e chiede tanto: tutti sappiamo di chi era quella maglia e non ci ho mai nemmeno pensato di prenderla".

Come si vede a 35 anni? "Mi piacerebbe vincere un grande torneo con la Nazionale: un Europeo, ma spero il Mondiale. E tanti trofei, di squadra e personali. Ma anche divertirmi. Ed essere felice".

Cosa ha imparato dal calcio? "Che il calcio non ha memoria. Inutile essere sulle nuvole se fai bene, ma pure abbattersi se sbagli una partita. È un attimo sei un idolo o sei scarso. Conta altro nella vita: famiglia, amici, mio figlio, le persone care".